Il grande circo degli incornati, ovvero come a causa di una cattiva gestione politica una tragedia diventò commedia, di Davide Sacco da Antonio Petito. Partendo dalla “Tragedia a vapore” di Antonio Petito abbiamo provato a raccontare con musiche canti e risa il percorso del nostro tempo, dove la bellezza viene barattata con l’estetica.
In un degrado economico-culturale molto vicino o quantomeno non lontano da quello che Brecht e Kurt Weill si trovarono a raccontare, abbiamo provato a scrivere la nostra “opera da – forse – tre soldi”, con quel senso di malinconia e di tenerezza che era in Petito, ma con quella dignità e quella forza vicine a Brecht, Viviani e Cantalamessa, tra la macchietta e la ballata.
Un racconto spettacolare, dove le acrobazie del circense si fondono con quelle dell’attore, dove la musica e la canzone diventano parte integrante della parola, dove il pubblico possa sentirsi libero di essere pubblico e di capire quanto vuole capire. Un circo astrologico, dove tutto è possibile, dove non prevedi cosa potrà accadere, dove non prevedi più se ridere o piangere, e allora cominci a scegliere se ridere o piangere, per cominciare chissà, forse, una propria ricerca della verità e, allora, della bellezza.